lunedì 10 febbraio 2014

8. La Tierra del Fuego


Oggi attraverseremo lo Stretto di Magellano a Punta Delgada per arrivare nella Tierra de Humos, il nome originario della Tierra del Fuego. Lascio a voi immaginare il motivo della variazione toponomastica...
Partenza come di consueto alle 9 (per Roberto sempre troppo presto) sotto un cielo plumbeo che a tratti ci regalerà anche qualche goccia di pioggia. Nelle soste lungo la strada ci chiedono più volte se abbiamo trovato vento perchè pare che il giorno precedente, da queste parti, soffiasse a 120/140 km orari.





Il paesaggio non è un gran che, una piatta prateria senza alberi con le estancias che si vedono in lontananza. Per tutto il tragitto non si incontra nessun centro abitato ma solo un villaggio abbandonato e qualche cantiere delle numerose compagnie petrolifere che operano nella zona. Dopo l'ennesimo tratto di ripio affiancato da una nuova strada in costruzione, arriviamo al mare e per un lungo tratto costeggiamo lo stretto di Magellano fino all'imbarco del piccolo traghetto. Lungo la costa, arenati sulla riva, ci sono alcuni relitti di imbarcazioni a testimonianza della pericolosità di questo tratto di mare. Pare che negli ultimi cent'anni, prima dell'apertura del canale di Panama,  siano naufragate più di 120 imbarcazioni.





A Cerro Sombrero, dove ci fermiamo per la notte, non c'è nulla a parte il distributore di benzina, la banca e un piccolo supermercato. Dormiamo nella scricchiolante dependance dell'unico hotel del paese in anguste camere con i bagni in comune per l'intera struttura creata appositamente per ospitare i numerosi "trabajadores" delle imprese stradali e delle compagnie petrolifere. In una costruzione separata c'è anche un ristorante dove ceniamo con salmone affumicato, zuppa di pollo e un bel filetto di manzo. All'hotel incontriamo ancora il gruppo di svedesi con Thomas coi quali condividiamo battute, risate e birra Austral finendo la serata guardando qualche fotografia di precedenti viaggi. Alle 11 andiamo tutti a dormire dandoci appuntamento per il giorno successivo all'Irish Pub di Ushuaia per festeggiare il nostro arrivo nella città più a sud del mondo, 54°S - 68°W.



Partiamo per ultimi, come sempre, oggi ci attendono 120 km di ripio di terra bagnata fortunatamente con il fango appena abbozzato mentre dopo la frontiera è tutto asfalto fino ad Ushuaia. Superiamo la brutta città petrolifera di Rio Grande, nei dintorni ovunque giri lo sguardo vedi solo pozzi di petrolio. In città c'è un grande monumento dedicato agli Eroi delle Malvinas e non mancano i cartelloni con la scritta: "Las Malvinas Son Argentinas". 
Il traffico si fa un po più sostenuto e gli argentini della zona guidano in modo decisamente più aggressivo dei cileni arrivando a sfiorarti nel sorpassarti con i loro grossi suv americani. Dopo Rio Grande il paesaggio cambia totalmente. Iniziano le montagne con le cime innevate che superiamo attraverso il Paso Garibaldi prima di giungere ad Ushuaia, meta del nostro viaggio.